Gli eventi cardiaci sono la principale causa di morbilità e mortalità nei pazienti sottoposti a chirurgia non-cardiaca.
La Società Europea di Cardiologia ( ESC ) ha presentato nuove Lineeguida.
Il rischio di complicanze cardiache, dipende dalle condizioni del paziente prima dell'intervento, dalla prevalenza della malattia cardiaca e dall'entità e durata dell'intervento chirurgico.
Dopo interventi di chirurgia maggiore l'incidenza di morte cardiaca varia tra lo 0.5% e l' 1.5% e le complicanze cardiache non-fatali variano tra il 2% e il 3.5%. Quando queste cifre vengono applicate alla popolazione dei Paesi membri dell'Unione Europea, esse si traducono in 150.000-250.000 complicanze cardiache, annue, potenzialmente fatali derivanti da procedure chirurgiche non-cardiache.
Le Linee Guida sono focalizzate sulla chirurgia non-cardiaca, con la malattia cardiaca come una potenziale fonte di complicazione durante l'intervento, e non il cuore come obiettivo della terapia.
Le complicanze cardiache sono più probabili presentarsi nei pazienti con documentata o asintomatica cardiopatia ischemica, disfunzione ventricolare sinistra e malattie delle valvole cardiache, sottoposti ad interventi chirurgici associati a prolungato stress emodinamico e cardiaco.
Pertanto, le Lineeguida raccomandano una valutazione preoperatoria dei fattori di rischio clinici, come l'insufficienza cardiaca, un precedente infarto miocardico e il diabete mellito, con l’obiettivo di stratificare i pazienti secondo il rischio degli eventi cardiaci.
Ulteriori test, quali l’ecocardiografia o il test da sforzo, sono raccomandati solamente per i pazienti con fattori di rischio multipli, che devono sottoporsi a chirurgia ad alto rischio, al fine di valutare la presenza e l'entità della cardiopatia ischemica.
La valutazione preoperatoria del rischio cardiaco offre anche un’unica opportunità per identificare e trattare i fattori di rischio.
L'avvio di cambiamenti dello stile di vita e di terapia medica per i fattori di rischio cardiaco dovrebbero essere fatti prima dell’intervento chirurgico, per migliorare sia l’esito perioperatorio che quello tardivo.
Le Linee guida forniscono anche altre raccomandazioni:
L'ipotesi che un singolo farmaco sia in grado di intervenire su tutti i fattori di rischio è improbabile. Una combinazione di beta-bloccanti, statine, Acido Acetilsalicilico e Ace inibitori rappresenta una soluzione medica ottimale;
E' raccomandata una terapia a basse dosi di beta-bloccanti, che deve essere iniziata tempestivamente prima della chirurgia. La dose di beta-bloccante deve essere titolata per ottenere una frequenza cardiaca tra i 60 e i 70 battiti al minuto;
Sono consigliate le statine con un lungo tempo di dimezzamento o formulazioni a rilascio prolungato, per colmare il periodo immediatamente successivo l'intervento chirurgico, quando l'assunzione orale non è possibile;
La terapia con Acido Acetilsalicilico dovrebbe essere continuata e sospesa solo in pazienti in cui l'emostasi è difficile da controllare durante l'intervento. ( Xagena2009 )
Fonte: European Society of Cardiology, 2009
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