L'impiego di ICD ( defibrillatore cardioverter impiantabile ) è associato a ridotta mortalità a breve e a lungo termine nei pazienti con insufficienza cardiaca.
I pazienti con insufficienza cardiaca sono ad aumentato rischio di aritmie ventricolari potenzialmente letali e morte cardiaca improvvisa.
Gli ICD vengono utilizzati per correggere queste aritmie e prevenire la morte improvvisa.
Le lineeguida ESC raccomandano l'ICD per la prevenzione primaria nei pazienti sintomatici con insufficienza cardiaca con frazione di eiezione ridotta ( HFrEF ), a condizione di una sopravvivenza superiore a 1 anno con un buono stato funzionale.
La maggior parte degli studi randomizzati sull'impiego di ICD per la prevenzione primaria della morte cardiaca improvvisa nello scompenso cardiaco HFrEF hanno arruolato pazienti più di 20 anni fa.
Tuttavia, le caratteristiche e la gestione dello scompenso cardiaco HFrEF sono sostanzialmente cambiate da allora, e non è noto se l'ICD sia in grado di migliorare i risultati rispetto agli attuali trattamenti.
Inoltre, non è chiaro se l'uso di ICD sia ugualmente vantaggioso nei sottogruppi come donne e uomini o pazienti più anziani e più giovani.
E' stata studiata l'associazione tra uso di ICD e mortalità per qualsiasi causa in una coorte HFrEF contemporanea con un focus sui sottogruppi.
La popolazione dello studio ha riguardato pazienti nel Registro svedese per l'insufficienza cardiaca ( SwedeHF ) che soddisfacevano i criteri ESC ( European Society of Cardiology ) per l'uso dell'ICD nella prevenzione primaria.
E' stato fatto uso della corrispondenza del punteggio di propensione per tener conto delle differenze al basale.
Dei 16.702 pazienti idonei presenti nel Registro SwedeHF, a 1.599 ( 9.6% ) era stato impiantato un ICD.
Tra i pazienti di SwedeHF che soddisfacevano i criteri ESC per l'uso di ICD nella prevenzione primaria, meno del 10% aveva il dispositivo.
È noto che l'uso di ICD in Svezia è inferiore rispetto ad altri Paesi europei ( ad es. Germania o Italia ). Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che la maggior parte dei pazienti con insufficienza cardiaca viene visitata da medici di base e geriatri che potrebbero essere meno inclini ad accettare la terapia del dispositivo e avere una maggiore percezione delle controindicazioni rispetto ai cardiologi.
La popolazione abbinata alla propensione era composta da 1.296 utilizzatori di ICD e 1.296 pazienti senza ICD.
E' stato scoperto che l'uso di ICD era associato a una riduzione relativa del 26% del rischio di mortalità per quasiasi causa a 1 anno, e a una riduzione relativa del 13% del rischio di mortalità per tutte le cause a 5 anni.
La riduzione del rischio assoluto a 5 anni con l'uso di ICD è stata del 3.1%; 33 pazienti devono essere curati per prevenire un decesso nell'arco di 5 anni.
Il beneficio per la mortalità a breve e a lungo termine era coerente tra i sottogruppi, come pazienti con o senza cardiopatia ischemica, maschi e femmine, pazienti di età inferiore a 75 o di 75 anni od oltre, pazienti arruolati nella prima fase o successivamente nel Registro SwedeHF e quindi con diverso trattamento, e anche per i pazienti con o senza terapia di resincronizzazione cardiaca.
In conclusione, lo studio ha mostrato che il defibrillatore cardioverter impiantabile nella prevenzione primaria era associato a riduzione della mortalità per tutte le cause a breve e a lungo termine nella insufficienza cardiaca con ridotta frazione di eiezione, in generale e in diversi sottogruppi.
I risultati supportano le attuali raccomandazioni.
Lo studio è stato pubblicato su Circulation. ( Xagena2019 )
Fonte: Congresso della Società Europea di Cardiologia ( ESC ), 2019
Cardio2019