Ricercatori della Nottingham University ( Gran Bretagna ) hanno esaminato l’effetto delle statine sulla mortalità per i pazienti di comunità con cardiopatia ischemica.
Un altro obiettivo dello studio è stato quello di valutare se i benefici fossero simili per le donne, gli anziani ed i pazienti con diabete.
L’analisi prospettica è stata compiuta su 1.18 milioni di pazienti e sono stati presi in considerazione tutti i pazienti con una prima diagnosi di malattia ischemica cardiaca tra il gennaio 1996 ed il dicembre 2003.
Sono stati identificati 13.029 pazienti con una prima diagnosi di cardiopatia ischemica con un’incidenza di 3.38 per 1000 persone-anno.
Un totale di 2266 pazienti con malattia ischemica sono deceduti durante le 43.460 persone-anno di osservazione, con una percentuale di mortalità generale di 52.1 per 1000 persone-anno.
All’analisi caso-controllo, i pazienti che stavano assumendo le statine hanno presentato un più basso rischio ( 39% ) di morte rispetto ai pazienti che non le assumevano ( odds ratio, OR = 0.61 ).
I benefici riscontrati in questo studio sono risultati comparabili a quelli trovati negli studi clinici randomizzati, controllati, sebbene la popolazione dello studio inglese fosse a più alto rischio.
I benefici si estendono alle donne, ai pazienti con diabete e agli anziani, e possono essere osservati entro 2 anni di trattamento.
Una più lunga durata di impiego era associata ad un più basso odds ratio per quanto riguardava il rischio di morte con una riduzione del 19% del rischio di morte per ciascun anno aggiuntivo di trattamento ( OR aggiustato = 0.81 ).
Gli Autori hanno concluso che i benefici delle statine osservati negli studi clinici controllati, randomizzati si estendono anche a pazienti di comunità non selezionati.
I benefici si manifestano già nei primi due anni di trattamento ed aumentano nel tempo. ( Xagena2006 )
Hippisley-Cox J, Conpland C, Heart 2006; 92: 752-758
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