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La Rosuvastatina nel trattamento della sindrome metabolica

 
Il termine sindrome metabolica è impiegato per descrivere un insieme di fattori di rischio per la malattia cardiovascolare.
Non esiste ad oggi una definizione di sindrome metabolica accettata da tutti.
  Secondo l’Us National Cholesterol Education Programme’s Adult Treatment Panel III ( NCEP ATP III ) i pazienti con 3 o più fattori di rischio sono considerati essere affetti da sindrome metabolica.
  I fattori di rischio sono:
  -         obesità addominale: circonferenza alla vita negli uomini > 102 cm, nelle donne > 88 cm;
  -         trigliceridi: superiori o uguali a 150 mg/dL ( 170 mmol/L );
  -         colesterolo HDL: uomini < 40 mg/dL ( 0,9 mmol/L ), donne < 50 mg/dL ( 1,3 mmol/ L );
  -         alta pressione sanguigna: pressione sistolica > 130 mm/Hg, pressione diastolica: > 85 mmHg;
  -         elevata glicemia a digiuno: superiore o uguale a 110 mg/dL ( 6,11 mmol/L ).
  I pazienti affetti da sindrome metabolica sono a più alto rischio di infarto miocardico e di ictus, oltre che di morte per cause cardiovascolari.
  Uno studio, COMETS, ha dimostrato che una nuova statina, la Rosuvastatina ( Crestor ) è più efficace dell’Atorvastatina ( Lipitor ) nei pazienti con sindrome metabolica ed alti livelli di colesterolo LDL.
  Lo studio COMETS, che ha coinvolto 397 pazienti, ha mostrato che:
  -         la Rosuvastatina 10 mg e 20 mg riduce il colesterolo LDL in misura maggiore rispetto all’Atorvastatina 10 mg e 20 mg ( - 42% e – 49% versus – 36% e – 43%, rispettivamente );

-         la Rosuvastatina 10 mg e 20 mg aumenta il colesterolo HDL rispetto all’Atorvastatina 10 mg e 20 mg ( 9,3% e 10,5% versus 4,8% e 5,7%, rispettivamente ).

-         la Rosuvastatina 10 mg e 20 mg ha un’efficacia simile a quella dell’Atorvastatina 10 mg e 20 mg nell’abbassare i livelli dei trigliceridi ( - 19% e –24% versus –20% e –24%, rispettivamente ).
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  Fonte: 40th Annual Meeting / European Association for the Study of Diabetes, 2004
       
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